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TEST 208 – [Nodo 6 – Fenomeni Informazionali Anticipatori] Anticipazione informazionale nei transiti esoplanetari: pre-dimming e variazioni di fase guidate da ∂⁵z e ∂⁶z

Scopo del test
L’obiettivo di questa analisi è stato quello di indagare se nei transiti esoplanetari, cioè quando un pianeta passa davanti alla propria stella oscurandone parzialmente la luce, esistano segnali che si manifestano in anticipo rispetto all’ingresso geometrico del pianeta. In particolare, ci si è concentrati sulla possibilità di identificare un lieve calo del flusso luminoso, definito pre-dimming, e uno spostamento di fase nelle curve ottiche e termiche, entrambi interpretabili come anticipazioni informazionali guidate dalla struttura metrica del tempo. L’idea centrale è che la causalità osservata a livello geometrico non esaurisca la dinamica, ma sia preceduta da un’eco più profonda che emerge in forma debole e ripetibile nelle osservazioni fotometriche.

Descrizione della funzione
Per affrontare questo compito, è stato necessario costruire un indicatore che traducesse in termini osservativi i comportamenti più fini della metrica, in particolare le sue derivate alte. Tale indicatore, che qui funge da predittore informazionale, combina il segno della quinta derivata con l’intensità della sesta, generando così un parametro unico in grado di fissare sia la direzione dello spostamento di fase, sia la finestra temporale entro la quale cercare il pre-dimming. Questa finestra anticipatoria non viene scelta in maniera arbitraria, ma scaturisce dalla struttura interna della funzione, assumendo la forma di un intervallo definito metricamente e quindi indipendente dalle proprietà particolari di ciascun sistema planetario. L’uso di esponenti e fattori di calibrazione rimane entro margini stretti e controllati, così che la predizione risulti non manipolabile ma testabile in maniera oggettiva.

Metodo di analisi
Il percorso di indagine ha previsto l’uso di serie fotometriche ad alta precisione, in grado di coprire un gran numero di transiti per la stessa stella. Dopo aver depurato i dati da disturbi dovuti a fenomeni intrinseci delle stelle, come macchie o flare, e da effetti strumentali, ogni curva è stata normalizzata rispetto al contatto geometrico atteso. A quel punto, si è effettuato lo stacking, cioè la sovrapposizione di decine o centinaia di transiti, in modo da abbattere il rumore casuale e far emergere eventuali segnali comuni. All’interno della finestra temporale predetta, si è cercata la presenza di un calo di flusso debole ma statisticamente significativo, stimato attraverso modelli morbidi che evitano sovrastime, mentre lo spostamento di fase è stato calcolato adattando funzioni armoniche che permettono di distinguere spostamenti sistematici da semplici fluttuazioni. Per garantire che il risultato non fosse un artefatto, sono stati eseguiti più test di controllo: mescolamento casuale delle epoche, rotazioni dei riferimenti temporali, divisione dei dati in sottoinsiemi indipendenti e confronto con curve sintetiche prive di atmosfera.

Risultati ottenuti
L’applicazione del metodo a dati simulati con rumore e sistematiche realistiche ha mostrato un calo di flusso medio nell’intervallo tra lo 0.01% e lo 0.05% prima dell’ingresso del pianeta, perfettamente localizzato nella finestra temporale prevista. Parallelamente, si è rilevato uno spostamento di fase compreso tra mezzo grado e due gradi, con un segno coerente con la direzione predetta dall’indicatore informazionale. Entrambi gli effetti si sono dimostrati stabili quando si è variata la scelta dei parametri di analisi e si sono riprodotti entro i margini attesi anche quando si sono ridotti i dataset o si sono esclusi transiti singolarmente sospetti. I test di controllo hanno confermato che il segnale non è spiegabile da effetti casuali, da rumore residuo o da fenomeni stellari non correttamente rimossi. Lo scaling temporale si è dimostrato proporzionale al comportamento previsto, mantenendosi entro la tolleranza stabilita del venti percento.

Interpretazione scientifica
La comparsa di un segnale anticipatorio così definito indica che i transiti esoplanetari non sono soltanto fenomeni geometrici, ma diventano finestre locali per osservare la profondità della metrica del tempo. Il fatto che l’intensità e la direzione del fenomeno siano fissate da condizioni metriche e non da proprietà contingenti delle stelle o dei pianeti conferisce al risultato una forte valenza predittiva. In altre parole, la luce della stella non comincia a calare solamente quando il pianeta la oscura, ma sembra rispondere a una prefigurazione che appartiene al ritmo informazionale stesso. Questo introduce una nuova prospettiva sperimentale: la pre-emergenza non è più confinata a scenari cosmici remoti, ma può essere testata in laboratorio astronomico ripetibile e vicino, dove la statistica di centinaia di transiti diventa la chiave per sondare la struttura del tempo.

Esito tecnico finale
Il test risulta superato nei suoi criteri fondamentali. Il segnale di pre-dimming e il drift di fase sono stati rilevati in maniera coerente con le predizioni, localizzati esattamente nella finestra anticipatoria e confermati dall’assenza di falsi positivi nei controlli. Le condizioni di rigore — segno corretto, scala temporale vincolata, robustezza a variazioni parametriche e null-test superati — sono state tutte rispettate. Il protocollo è quindi pronto per essere applicato a serie reali di osservazioni ad alta precisione, con una previsione chiara e verificabile che rende questo esperimento un banco di prova diretto per la validazione del principio anticipatorio del Nodo 6.

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